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Storie \ Un'Intesa Perfetta

  Marco Alessi | Feet Under The Table -  Storia in Italiano | 26.05.2007


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- MAR: “Infatti, ammesso di trovare la persona giusta, sarebbe un peccato gettare via tutto o, peggio, non accorgersene. Bisogna stare attenti per cogliere l’attimo. La natura spesso è crudele e bisogna godersi il meglio.”

- CAR: “Già, è una continua ricerca per soddisfare al massimo i propri istinti, che spesso sono istinti animali.”

La conversazione sembrò diventare di esclusivo dominio dei due (e forse scivolare un po’ troppo nel palese), così uno dei ragazzi disse:

- AMICO2: “...Infatti io ho l’istinto di mangiare e voglio ‘na pizza, ma ancora non si vede.”

- AM1: “Seee, ancooora... forse è meglio se balliamo un po’. La pizza a qualcuno là sotto è arrivata e la pedana è più libera.”

Tutti si alzarono tranne Marco che restò a guardare adducendo la scusa di dover telefonare. La verità è che aveva intenzione di scattare foto e catturare video di Carmela. Era una persona affascinante, irresistibilmente allegra e intelligente, ma in questo momento Marco non riusciva a pensare ad altro che alla devastante carica erotica che emanava il suo corpo, la sua voce, le sue frasi.

Mentre Carmela ballava sorridendo, Marco la scrutò ancora più a fondo. Lei indossava una maglietta di lino bianca senza maniche moderatamente scollata. Le spalle e il collo erano magnifici. La carnagione meravigliosamente chiara e appena scottata dal Sole provocava in Marco flussi incontenibili di eccitazione. La schiena era molto scoperta e mostrava in parte la fatica che un reggiseno a balconcino bianco faceva nel contenere due mammelle che lui avrebbe volentieri destinato ad altri scopi oltre a quello di stare imprigionato e nascosto nei vestiti. I capelli neri lisci e ordinati sfioravano le spalle e si muovevano su un viso da film, con due labbra da baciare e due occhi che si alleavano ad esse producendo sorrisi atomici. Il tutto senza un filo di trucco. Tornando più giù (anche perché Marco non riusciva a farne a meno), una collana di tondini di legno scendeva sulla scollatura ad accentuarne il valore e sbattendo tra una mammella e l’altra ebbra di piacere. Un pareo lungo con tema a fiori le fasciava i fianchi generosi e il tutto si muoveva con conturbante armonia. Ai piedi, proprio sotto un magnifico paio di caviglie fatte per sollevare tutto quel ben di Dio e reggerlo durante ogni tipo di sforzo, un paio di sandali alti e chiusi sulla punta. Promossa.

Marco raccolse molti dettagli col suo telefonino e, infine, girò un piccolo video. Proprio mentre era intento con la testa abbassata selezionare delle immagini da scartare (ma non ebbe il coraggio di eliminarne neanche una), Carmela tornò al tavolo e gli si sedette accanto, così lui ritrasse il cellulare in maniera plateale. Lei rise.

- CAR: “Non ti preoccupare ché non mi faccio i fatti tuoi... Allora? L’hai fatta ‘sta telefonata?”

- MAR: “Sissì... fatta...”

- CAR: “Sissì, certo, come no... ...guarda che ti ho visto che mi hai fissata per tutto il tempo.”

- MAR: “Io? Nooo... vi ho visto ballare, tutto qua. Come fai a dirlo?”

- CAR: “Senti bello, tu una telefonata non l’hai fatta. E poi mi sono sentita i tuoi occhi addosso. Lo sai che se dici le bugie ti cresce il pisello?”

- MAR: “E a te piacciono i tipi bugiardi?”

- CAR: “Più bugiardi sono e meglio è.”

- MAR: “Mmmhh... è vero, dài, ammetto di non aver telefonato e di averti spogliata con gli occhi... T’è piaciuto? Voglio dire, la cosa ti fa piacere?”

- CAR: “Ehm... sssssì. Mi piace essere guardata da un uomo. E desiderata. E poi... sei carino. E mi piace quello che hai detto discutendo prima. Sono in perfetto accordo con te. Sembra che noi abbiamo lo stesso modo d’intendere certi argomenti.”

- MAR: “Direi di sì... Anche tu mi piaci, altrimenti non...”

- CAR: “Non... cosa?”

- MAR: “Quindi non sei fidanzata?”

- CAR: “No, ma non cambiare argomento. ‘Non’ cosa?”

- MAR: “Uffff... e quindi non t’avrei guardata e non avrei sentito voglia di fare l’amore con te. Punto.”

- CAR: “Bravo. Visto che alla fine le cose le riesci a dire?”

- MAR: “Sì... anche se... in questo momento mi sento molto bugiardo.”

Marco inspirò forte e guardò Carmela negli occhi. Lei si sporse un po’ in avanti appoggiando i gomiti sul tavolo, comprimendo le tette. Nel farlo, scrutò la reazione di Marco e si compiacque dell’evidente approvazione.

- MAR: “Sai... mi fai sangue. Mi ispiri proprio sesso. Ma sono confuso, perché mi piaci anche tremendamente. Voglio dire... non solo in quel senso.”

- CAR: “Ah ah? Ma davvero? Dicono tutti così, poi quando arriva il momento giusto diventano tutti dei gran timidi.”

- MAR: “Guarda che io... altro che ‘timido’... casomai ‘umido’...”

Carmela diventò seria e pensierosa, ma affondò il raziocinio che le sprizzava dagli occhi in quelli di Marco. Lui resse lo sguardo.

- CAR: “Ah siii? Davvero?”

- MAR: “Certo... e... se vuoi... ti faccio sentire quanto somiglio a Pinocchio proprio in questo momento che sono vicino a te.”

Lui si stravaccò un po’ sulla sedia e spinse verso le ginocchia l’orlo della tovaglia che gli copriva il pacco. Poi prese una mano di lei e con circospezione stette attento a capire se fosse contraria. Non lo fu e lui tirò la mano verso di sé fino al pantalone. Carmela sentì la mazza sveglia, abbassò lo sguardo e ne distinse la sagoma, infine deglutì inumidendosi le labbra.

- MAR: “Sono molto eccitato da te.”

- CAR: “Wow... vedo...”

Marco avvicinò il suo naso al collo di Carmela e l’annusò. Istintivamente serrò la mandibola e inspirò di nuovo forte.

- MAR: “Che ne diresti di scopare un po’ noi due. Mi piaci da impazzire.”

- CAR: “Mamma miaaaaa... corri davvero troppo tu. Non sono il genere di ragazza che pensi.”

- MAR: “Che devo fare? Dimmi… Guarda che te la lecco come nessun altro.”

- CAR: “Senti... te l’ho detto che anche tu mi piaci e... e poi... mi sembra che la materia prima non manca...”

- MAR: “Ti faccio vedere i sorci verdi co ‘sta materia prima...”

- CAR: “Mmmhhh... stai calmo, non ti scaldare troppo. Perché non ci scambiamo i numeri di telefono, prima?”

- MAR: “Perché non trombiamo, prima? Così il numero te lo do meglio, eh?”

- CAR: “Dài, su, fai il bravo. Segna il mio: 3338130905.”

Marco prese il suo cellulare un po’ seccato e memorizzò il numero, poi fece uno squillo e Carmela memorizzò a sua volta.

- CAR: “Ecco. In un certo senso è come se avessimo scopato. Qualcosa di tuo è entrato in qualcosa di mio e qualcosa di mio è entrato in qualcosa di tuo. Ma è un esempio banale e a me è venuta voglia di fare sul serio.”

Carmela posò il cellulare e rimise la mano sulla patta di Marco. Aprì i bottoni uno ad uno sotto lo sguardo incredulo di lui e cominciò a palpare da fuori le mutande. Con l’altra cercò lo spacco del suo pareo e, al di sotto, l’elastico del perizoma. Appena lo trovò, richiamò l’altra mano e lo sfilò senza movimenti troppo ampi. Lo fece passare da un piede, poi dall’altro e ritornò composta sulla sedia. Riprese il controllo sul membro e lo estrasse lentamente guardando il proprietario negli occhi. Poi li riabbassò e li sgranò. Il cazzo di Marco era acceso e per poco non arrivava oltre la superficie del tavolo.

- CAR: “Complimenti... complimenti vivissimi.”

- MAR: “Mamma mia! Che porca, figlia mia! Ma che vuoi fare?”

- CAR: “Ancora non hai visto niente...”

Carmela tenne una mano alla base dell’asta, da dove un ciuffo di peli neri si affacciava ad accarezzarla, mentre con l’altra abbassò il prepuzio e passò le dita intorno e sotto il glande. Poi la ritrasse e annusò.

- CAR: “Mmmhh... l’igiene è a posto.”

- MAR: “Stronza! Ora fammi controllare la tua!”

- CAR: “Stai buoooono... ancora non abbiamo finito.”

Coprì il cazzo con il perizoma e mise pollice ed indice ad anello al centro del bastone, poi iniziò a masturbare con delicatezza. Marco assunse una posizione ancora più sdraiata e il suo cazzo ne approfittò per uscire un po’ di più. Lei lo sentì crescere in mano. Sulla sommità dell’involucro fatto con le mutandine, divenne visibile una macchia.

- CAR: “Uuuhh... anche l’erezione non è male...”

- MAR: “Aaaahh! Stai attenta, ché ho una voglia da matti!”

Di colpo arrivò qualche pizza e gli amici tornarono al tavolo. Carmela staccò le mani e riprese il suo posto, lasciando Marco con un grosso imbarazzo da gestire. Con molta fretta e tremando dalla paura, riuscì a posarlo con tutto lo slip femminile avvolto. La conversazione proseguì durante la degustazione.

- AM1: “Allora allora allora! Qui allora siamo tutti in cerca dell’anima gemella, eh? Birbantelli tutti quanti!”

- AM2: “Eh eh, guarda che tu sei il più disperato...”

- AM1: “Gne gne gne! E tu sei il più convinto!”

- AMICA CARMELA: “Ma almeno vi siete dati da fare in qualche modo?”

- AM1: “Ah, guarda, non ti dico... abbiamo cuccato un sacco!”

- CAR: “Cosa intendi per cuccare?”

- AM1: “Ehm... cuccare... cuccare! ... scusa, che vuoi dire?”

- CAR: “Voglio dire: hai incontrata una ragazza e l’hai portata a letto?”

- AM2: “Seeee, lui? Pfuì! Ma guarda che lui...”

- CAR: “Lui...?”

- AM2: “Lui proprio è negato. Negato del tutto per le donne.”

- CAR: “Ma noooo, che dici? Magari è anche bravo...”

- AM2: “Ma seeee, ma lui non sa fare niente, ancora non l’hai capito? Quando siamo partiti s’è scordato i soldi a casa, l’altra sera in albergo s’è accorto di non avere lo spazzolino...”

- AM1: “Eh sì, infatti poi ho chiesto se mi prestavi il tuo e m’hai detto che era quello vicino al water.”

- AMC: “Accipicchia, proprio imbranato! Ahahaha!”

- AM2: “Siii! E poi non parla! Non dice niente fino alla fine! Fa l’introverso, fa…”

- CAR: “Be’, ma l’importante non è questo... Magari, chissà, uno sa fare tante altre cose...”

- AMC: “Per esempio? Sentiamo la teoria...”

- CAR: “Per esempio se una ragazza la conquista, poi magari a letto ci sa fare. Anche se a me piacciono di più i ragazzi estroversi, che tirano fuori tutto.”

- MAR: “Esatto. Proprio quello che volevo dire io. Uno magari sembra impacciato e poi è un diavolo. Io, invece, sono affascinato dalle ragazze introverse, che tengono tutto dentro.”

- AM2: “Seee ahahahaha! Ma perché, lui sarebbe un diavolo?”

Marco quasi non sentì la domanda dell’amico, concentrato solo sulle parole di Carmela, come se solo loro due fossero seduti al tavolo.

- MAR: “Per me è molto importante scoprire la persona lentamente...”

- AMC: “Sì sì, infatti, prima bisogna conoscersi piano piano e poi...”

- MAR: “No no, io intendevo... quando sono con una ragazza voglio spogliarla lentamente e eccitarmi per bene.”

L’amica di Carmela rimase un po’ sconcertata.

- CAR: “Giusto... bello... a meno che uno non sia preso dalla voglia di fare sesso e allora...”

- MAR: “Eh eh... lì cambia tutto...”

- CAR: “Sì, perché se non c’è tempo i vestiti non si possono togliere.”

Per qualche secondo calò il silenzio e l’imbarazzo. Carmela e Marco si guardarono.

- AM1: “Ehm ehm! Vabbé vva! Ché qua comincia a fare caldo! …e comunque pure tu fai certe minchiate!”

- AM2: “Ho imparato da te. Tu sei il mio maestro.”

- CAR: “…per esempio... il caldo è un altro motivo per cui indossare meno vestiti.”

- AM2: “In che senso, scusa?”

- CAR: “Nel senso che mettere meno vestiti può servire se hai caldo o fretta, come dicevamo prima.”

Uno dei ragazzi iniziò a tossire. L’altro rise sotto il naso.

- MAR: “Giusto. Giustissimo. Molto importante. E tutto questo, oltre ad avere una funzione... diciamo... pratica... è anche più eccitante. Sai che sorpresa scoprire che una ragazza non indossa gli slip sotto la gonna? A voi donne piace? Voglio dire: se un uomo non ha niente sotto i pantaloni?”

- AMC: “Madooo, che tamarrata! A me proprio fa schifo!”

- CAR: “A me, invece, piace molto. E adoro quegli uomini che sanno apprezzare certi dettagli.”

- MAR: “E io adoro le donne che sanno metterli in pratica.”

- CAR: “Comunque chi è imbranato non si deve disperare. Forse è solo che non ha trovato il compagno giusto.”

- MAR: “Infatti. La cosa più importante non è che uno dica o faccia minchiate. Ciò che conta è che le sappia dare. Definire qualcuno “minchione” richiede di spiegare cosa s’intende esattamente.”

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